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Appello al Presidente della Repubblica, al Presidente del Consiglio ed ai Ministeri dell'Economia e Finanze, delle Politiche Agricole, dello Sviluppo Economico e del Lavoro e Politiche Sociali

Siamo arrivati alla resa finale: lo Stato taglia 100 milioni di euro e mette l’ippica italiana nelle condizioni di dover chiudere. La recessione in corso ci ha abituati a vedere sui telegiornali lavoratori e sindacati che si battono, spesso con l’appoggio della popolazione, contro la chiusura di fabbriche a difesa dei posti di lavoro, anche di poche centinaia di lavoratori. 
Nel nostro caso sono in ballo migliaia e migliaia di persone che saranno a breve senza lavoro, con effetti disastrosi anche sull’indotto. 
Non si tratta di una crisi di aziende private che chiudono per errori propri, ma è lo Stato che fa fallire l’ippica, mette sul lastrico migliaia di famiglie e manda al macello oltre 15mila cavalli privilegiando giochi d’azzardo pericolosi per i giovani e le loro famiglie. 
Lo Stato, dopo aver gestito in maniera distruttiva le scommesse ippiche attraverso l’AMMINISTRAZIONE AUTONOMA DEI MONOPOLI DI STATO (A.A.M.S.), ha deciso di non sostenere più il settore.
Non si chiede un contributo per un settore in crisi, come impropriamente si vuol far credere, ma di un oggettivo risarcimento per i danni provocati dalla politica dissennata di AAMS e di un riconoscimento e una remunerazione per aver costruito sulle reti di distribuzione delle scommesse ippiche buona parte del grande sviluppo del “GIOCO PUBBLICO” che chiuderà il proprio bilancio 2011 con oltre 80 miliardi di Euro di movimento (di cui circa 11 per l’erario). 
Ultimo segnale di una precisa strategia distruttiva del nostro mondo, lunedì scorso il Ministero dell’Economia ha avuto il coraggio di autorizzare le scommesse sulle corse virtuali realizzate con i computer quale prodotto sostitutivo dell’attuale competizione sportiva. 
Al lettore offriamo tre Considerazioni, amareggiati di dover chiedere solidarietà per un’attività che è sempre stata finanziariamente autosufficiente prima della gestione AAMS, anche pagando imposte importanti (nel 2011 circa 180 milioni di Euro) e promuovendo l’Italia nel mondo con prestigiosi campioni quali Ribot, Tornese, Molvedo, Delfo, Ramonti, Falbrav, Varenne e tanti altri: 
1° CONSIDERAZIONE
E’ possibile che lo Stato, che incasserà nel 2012 circa 12 miliardi di Euro di sole imposte dal “GIOCO PUBBLICO” sfruttando le reti ippiche e boicottando le nostre scommesse, non trovi risorse adeguate per non far fallire l’ippica italiana, attività di prestigio della nazione e di infinita valenza per un mondo agricolo in costante difficoltà e di grande valore socio-culturale che dà lavoro a migliaia di famiglie?
2° CONSIDERAZIONE
È possibile che lo Stato non senta la necessità di attuare una opportuna azione di governo, per invertire la politica di gestione delle scommesse da ristrutturare, unitamente alla organizzazione delle corse, garantendo un futuro all'intero settore ippico?
3° CONSIDERAZIONE
Come può uno Stato che spesso interviene per salvare l’occupazione in aziende in difficoltà senza averne nessuna responsabilità, avallare la distruzione di diverse migliaia di posti di lavoro e l’eliminazione di 15mila cavalli, ben sapendo che la responsabilità è tutta Sua che attraverso AAMS (Ministero dell’ Economia e delle Finanze) e UNIRE (Ministero dell’Agricoltura) ha gestito gli ultimi 12 anni senza lasciare nessun potere decisionale né agli ippodromi, né alle categorie ippiche?
APPELLO: L’ippica italiana, pur consapevole della drammaticità del momento chiede alle autorità in indirizzo di voler prendere atto della disperata situazione del settore e di impegnarsi perché non venga disperso un patrimonio di lavoro, di sport e di cultura sempre autosufficiente da più di cent’anni.

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