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Il calendario Pattern italiano: Profonde scelte di selezione oppure vivere alla giornata. I SuperGruppi 1, utopia o idea plausibile?

Riproponiamo, dopo qualche giorno dalla pubblicazione su Per Sport di mercoledì scorso, una profonda e lunga analisi di Mario Berardelli sul calendario italiano delle Listed e delle Pattern. Il saggio contiene premesse ispiratrici ed idee volte ad una eventuale migliore programmazione delle più selettive corse italiane. E proprio su quest'ultimo punto si pone l'accento: la selezione. Solo volando alto, infatti, si può tornare competitivi, anche a livello manageriale, nell'ippica del futuro. Tutte da leggere le idee sui Super Gruppi 1..... Non sveliamo niente, sappiamo che è lungo, ma speriamo possa essere un punto da cui partire a livello di discussione costruttiva. Dite la vostra una volta in fondo, e buona lettura. 
I problemi sul tappeto ideale del nostro mondo sono purtroppo tantissimi e di ogni tipo. Ognuno ha la sua priorità. Il nostro giornale con serenità cerca di contribuire, anche sbagliando, quanto meno alla determinazione, alla individuazione di molti di questi problemi,  di queste priorità. Non possediamo ricette miracolose, magari. Forse una ricetta in realtà ci sarebbe anche: un approccio sereno, costruttivo da parte di tutti per risolvere e non creare i problemi mettendo al primo posto dell’agire di ciascuno l’interesse del settore e non magari il proprio. Bene, parlando in termini tecnici e di solo galoppo un argomento, forse un problema, è anche quello del calendario di selezione. In fondo da come lo si affronta e dal tipo di approccio si può comprendere che tipo di ippica vogliamo per il domani: se al primo posto dei nostri pensieri mettiamo appunto la scelta di selezione (poi  si vedrà come) abbiamo preso un preciso indirizzo che sarà ben diverso se invece questa scelta andrà ad occupare un posto di retroguardia. E’ evidente che alla fine ogni soluzione che si vorrà dare a tutti i problemi risentirà di una scelta di indirizzo, diciamo anche di filosofia  che vorremo dare al settore. Tutto il resto verrà a cascata e di conseguenza. Bisognerà  tuttavia con molta onestà e serietà avere il coraggio di questa scelta di fondo. Augurandoci che sia di qualità, di selezione  con tutto ciò che comporterà (sarebbe oggetto di un lungo capitolo a parte) a livello di strategie ecco che alla fine  il discorso sulle corse di selezione diventa anche centrale e non peregrina esercitazione accademica di qualche fissato come noi e altri malati di passione. Le nostre pattern nel 2012 sono state 29, le nostre listed 60.  Le pattern Inglesi sono state 146, quelle Francesi 110, quelle Irlandesi 63, quelle tedesche 44 e parliamo solo di Europa, oggetto del nostro esame tralasciando paesi per ora ancora marginali per numero di pattern, 9 in tutto il resto. Se esaminiamo le listed scopriamo che quelle Inglesi sono 142, quelle Francesi 126, quelle Irlandesi 50, quelle Tedesche 47, quelle del resto d’Europa 20 e le nostre... 60. Siamo gli unici ad avere un numero di listed doppio di quello delle pattern, tutti gli altri lo hanno praticamente identico. Questo sono i dati, come leggerli? Le corse di selezione per quanto possibile debbono provocare una selezione omogenea ovunque vengano disputate, quindi avere un quasi identico valore o almeno compreso in una certa fascia. Quindi i gruppi uno  in teoria dovrebbero essere tali  ovunque e cosi i due e i tre e alla fine anche le listed. Questo è il principio ispiratore che ha come corollario pratico per poterlo realizzare quello di stabilire un certo rating da assegnare alle varie corse  che per mantenere lo status debbono, in un certo lasso di anni, raggiungere costantemente.   E’ noto che i gruppi uno debbono valere 115 (110 per i due anni con tolleranza anche per le corse femminili), i due 110 (105 per i due) e i tre 105 (100 per i due) . Grosso modo questi sono i barrage che poi in sede di Comitato vengono fatti rispettare anche con intelligenza che permette qualche  elasticità ma non troppa altrimenti ne soffrirebbe la credibilità che è la prima cosa.
Altra osservazione: in fondo il numero delle nostre corse di gruppo non è certamente spropositato, se mai, volendo, è anche sottostimato se soltanto ne facciamo una questione di proporzione con quelle estere. Insomma con 29 pattern onestamente non rubiamo nulla. Ovviamente il discorso entrando nel merito si fa più articolato se la valutazione riguarda il valore del gruppo. E’ evidente altresì che è sproporzionato il numero delle nostre listed che seguendo il criterio applicato dagli altri stati dovrebbero al massimo ma proprio al massimo essere 40  e ne guadagnerebbe la serietà  e la esattezza del valore  selettivo ( tra l’altro potrebbero avere un montepremi maggiore).  Siamo ancora in fase di premessa e sempre cercando di contribuire ad un esame sereno del problema. Un suggerimento o magari una modesta proposta per il Comitato che già abbiamo lanciato sul giornale più volte: forse proprio perché ora come ora i gruppi uno vanno dal 115 all’infinito in teoria potrebbe essere anche giunto il momento di individuare un ristretto numero di corse pattern che definiremmo di super gruppo uno perché effettivamente l’Arco è un conto  e uno dei tanti gruppi uno  in Europa un altro. Non è una questione che ci riguarda, purtroppo, perché con sano realismo ed onestà  se pensiamo ad una ventina massimo di super gruppi uno (al lettore il piacere di scegliere, su tutte le distanze ovviamente, quelli da affiancare all’Arco) non ci sembra che ce ne possano essere di italiani. Ecco, cosa fare con le nostre pattern? Qui già si potrebbe porre  un primo quesito, una scelta da fare o da non fare.  Nel mondo ormai si è consolidato ( poi magari tra un ventennio cambierà tutto)  un concetto, un format: a prescindere da meeting lunghi che hanno radici secolari (Ascot, Goodwood, York) la scelta è stata quella di offrire in uno o anche in due giorni consecutivi un momento alto di selezione a tutto campo e soprattutto molto ma molto ben dotata economicamente senza con questi precludere altra normale ed anche elitaria attività locale. Insomma  se vuoi avere una risonanza cosmica, globale questa è la strada. Infatti se vogliamo, ci perdonerete le omissioni, ciò accade in Dubai  nella notte famosa, a Singapore almeno una volta nell’anno, ad Hong Kong idem, in Giappone nel giorno  della Japan Cup ( ripetiamo : poi in diverse altre giornate si fa lo stesso buona selezione o grande spettacolo), a Melbourne con la Cup che non ferma più soltanto una nazione ma adesso muove due emisferi, se vogliamo anche in sud Africa a fine gennaio, in sud America idem, in Usa oltre al resto è chiaro abbiamo le Breeders, in Canada ci sono un paio di giorni di assoluta rilevanza, ovviamente in Europa la situazione è un po’ più articolata proprio perché qui le corse sono iniziate tre secoli prima e un certo diritto di primogenitura all’Inghilterra soprattutto va riconosciuto, spero conveniate. E’ vero che ci sono i meeting di cui facevamo cenno ma se vogliamo quello dell’Arco in due soli giorni è molto in linea con il concetto attuale e, proprio perché gli Inglesi sono sempre alla avanguardia, con la spinta dello sponsor mediorientale è stato inventato fresco fresco  il Champion day di Ascot in un solo giorno. Insomma chi sta leggendo eroicamente fino a questo punto sa anche benissimo come stanno le cose e che cosa vogliamo dire. Tutte queste giornate sparse per il mondo ( lo ha fatto anche la Turchia e con tanti soldi)  hanno risonanza e catalizzano attenzione in quel momento verso quella direzione  con movimento di buoni cavalli quanto più possibile. Ripetiamo: fermo restando il resto del programma con altri giorni anche di massima importanza ma non cosi completo come in queste giornate. La domanda è: sarebbe possibile anche in Italia? Non siamo in grado di dare una risposta assoluta, certa, non abbiamo questa presunzione. Siamo però certi che , con cognizione di causa, dovremmo esplorare la possibilità. Questo si e nel caso è chiaro che verrebbe modificato il calendario.  Proviamo a simulare . Quante giornate? Una alternativamente tra Roma e Milano oppure due  per dare maggiore continuità al programma?  Quando e come? In linea di massima lo schema è collaudato nel mondo : tanti soldi sul palo, sponsor di assoluto prestigio (altrimenti non si parte neppure) che interagiscono e si adoperano, relazioni con il resto del mondo ippico spinte al massimo, inserimento dell’evento nel contesto sociale del paese  con adeguata promozione e copertura dei media.  Se non si ha questo meglio lasciar perdere, basta pensare a cosa accade  appunto  in queste giornate nelle varie parti del mondo.  Quanto al programma anche qui format collaudato:  quasi sempre corse intergenerazionali ,  una corsa top per i velocisti , una per le femmine  tra i  1800 e i 2200 , una sul miglio, una sui 2400 e una sui 2000. Grosso modo questo è lo schema al quale volendo si può , dipende dal periodo, aggiungere una corsa per i due anni. Questo è lo schema base che nella versione  full optional , due giorni , allunga il brodo senza problemi.  Vantaggi : è chiaro che anche il nostro paese sarebbe pian piano autenticamente in un certo giro e forse quelle corse sarebbero, ope legis, sempre del gruppo di  cui fanno parte a prescindere e poi sarebbe la unica e  migliore occasione per veicolare degnamente il nostro sport che poi magari può trarne benefici  anche nelle giornate  normali purchè ci sia sempre lo stesso impegno mentale( pensate al Rugby e al sei nazioni o ai test match tipo  con la Nuova Zelanda).  Difficoltà : le potete ben immaginare, non è che la nostra sia una organizzazione , per ora, con i fiocchi.  Periodi? Qui viene il difficile. Per Roma, clima a parte sia chiaro, il novembre, tra il cinque e il dieci circa, viene tecnicamente a pennello. Per Milano, supponendo due eventi, non è facile collocarlo tra fine maggio e giugno con una Europa in piena effervescenza. Obiezioni :  ci giochiamo tutto in due giorni . Si , è vero ma lo fanno anche nel resto del mondo e funziona, le altre giornate festive  possono essere validissime lo stesso perché  è la nostra ippica che deve fare complessivamente un enorme passo avanti  sotto tantissimi aspetti. Chiaro che se non ce la sentiamo o non siamo in grado, per carità meglio rinunciare. Almeno parliamone, valutiamo, serenamente, siamo coscienti delle difficoltà ma nello stesso tempo siamo certi che nel mondo funziona. Altrimenti ci resta da esaminare la situazione delle nostre pattern cosi come sono, vedere se reggono lo status, valutare se modificare qualche data, in ogni caso l’impianto grosso modo  è collaudato (ci sarebbe da sistemare la situazione due anni in autunno), i gruppi tre tengono quasi tutti senza apparenti problemi,  i due  a volte vanno in lieve sofferenza, gli uno sono molto border line, c’è chi è sopra, chi galleggia e chi imbarca acqua. Un esame che potremmo rimandare ad un prossimo intervento magari congiunto a quello delle listed, siamo stati già molto lunghi e soprattutto ci premeva provocare se possibile una discussione sul concetto di grande evento sempre che ci sia qualcuno che abbia letto..
Mario Berardelli.
PS: La seconda parte di questa analisi verrà pubblicata nei giorni prossimi. 

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