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Il coraggio di saper osare. Per concessione di Trotto&Turf, riproponiamo un articolo di Mario Berardelli il quale induce a riflettere sulla opportunità di cercare linee fuori dai confini italiani

Omaticaya è arrivata seconda nel Papin G2, Vodra è una campionessa in erba. Rallegramenti per il coraggio di osare da parte di Vincenzo Fazio, piccolo allenatore di stanza a Roma, che con pochi cavalli ha provato a confrontarsi con alcuni dei migliori puledri stranieri. Questo secondo posto, vale più di quanto non si creda. Innanzitutto, ha incrementato il valore della stessa figlia di Bernstein, poi, ha dato una spinta alle nostre corse che altrimenti erano valutate "n" rating, ed ancora più allo stesso Arpinati (Lucky Story) che ha vinto il Primi Passi. Siamo certi che i due saranno i prossimi a partire.. Tutto questo giro di considerazioni per riproporvi un articolo uscito qualche giorno fa sul Trotto&Turf, pubblicato da Mario Berardelli, che propone delle considerazioni a freddo ancora sulla necessita di andare fuori ed osare, ed ancor più in riferimento al risultato del Paris G1 di qualche giorno fa con la vittoria di Flintshire, rapportato a quello che avrebbe potuto fare Biz The Nurse e dunque, a cascata, cosa avrebbe portato in termini di valore alle nostre corse, al nostro sistema, e nelle casse dei proprietari..visto che i premi...Comunque, Buona lettura, sono ben accette considerazioni ulteriori: Negli archivi del WWF c’è una scheda per ognuno di noi (purtroppo siamo sempre di meno e cosa grave non ci riproduciamo) ultimi sopravvissuti definiti genericamente “appassionati ippici”. Siamo come la foca monaca, il famoso panda che comunque campa alla grande, la tigre siberiana e altre specie a forte rischio come la nostra.  Bene, non diteci che, voi come noi ultimi panda, non vi siete posti la stessa domanda dopo aver visto, rivisto e rivisto ancora su Mondoturf il filmato del Paris : … e Biz The Nurse? Esatto. Non c’era, purtroppo. Ci fosse stato? Terzo almeno e con un filino di chance anche secondo dietro il numero uno assoluto sui 2400 tra i tre anni ovvero Flintshire sul quale adesso
apriamo un discorso e poi torniamo al nostro Biz. Tanto le nostre sono piacevoli riflessioni tra ultimi sopravvissuti nella tranquillità dell’oasi (leggi  ospizio) nella quale siamo protetti.  Date una bella sorsata alla vostra Chouffe oppure St Peters (grandi birre) e mettetevi comodi.  Prima notazione saggia : è sempre un male quando una generazione di tre anni è o sembra negativa perché poi diventerà anziana e peggiorerà il livello. Per fortuna ogni generazione alla fine sa esprimere (è la legge della selezione perfetta) qualcosa di buono e se andiamo a fare le pulci a questa , siamo solo a metà anno, scopriamo comunque che tra i 1600 e i 2000 un cavallo sopra le righe c’è eccome (Intello che forse oserà persino i 2400)   e forse due (Dawn Approach ma solo sul miglio)  , non è finita perché c’è anche una femmina molto ma molto chic (Sky Lantern). Parentesi : giuriamo solennemente di non  esprimere in futuro mai più alcuna critica nei confronti dei Commissari italiani dopo aver assistito allo scempio nelle Eclipse e nelle Falmouth operato dalle statue di cera  sistemate nella torretta e spacciate come giudici.  Torniamo a noi : dunque se scaviamo ecco che  dei buoni tre anni li troviamo lo stesso. Bene , adesso , secondo noi, abbiamo anche quello sui 2400 buono per l’Arco eccome. Vedrete o speriamo di vedere insieme. Del resto, la regola della selezione che deve privilegiare i tre anni, si manifesta incontrovertibilmente anche grazie alla cartina di tornasole migliore, le quote del betting dell’Arco che abbiamo pubblicato martedì : fino a 12 di quota ci sono cinque tre anni (Flintshire e Intello se uno ci crede a cinque, Treve a 10 per sciovinismo da Diane e i due derbywinner per ora da poco (Ruler e Trading) a 12 appunto. I vecchi sono solo Al Kazeem, deve fare i 2400 bene, offerto a 6 mentre il Jap Orfevre ( se non ha vinto lo scorso anno ….) è a sette. Poi tutto il resto e comunque con un Jockey Club winner (Novellist) a 16. Questo per dire che, gratta e gratta, la generazione non è poi tanto ….. accia. Anzi. Per questo siamo fortemente convinti  e rammaricati che Biz avrebbe potuto essere della partita. Che il Paris fosse la sua corsa lo abbiamo detto un minuto dopo l’arrivo di Roma e poi anche scritto. Dopo aver rivisto il filmato  ne siamo ancora di più convinti perché Flintshire, sul quale Biz avrebbe dovuto fare la corsa, è venuto su preciso a lui come a Roma  da dietro e il nostro nella scia avrebbe raccolto. Se, se , se e poi ma ancora ma  e di nuovo ma. Non si fa il turf con i se e i ma, lo sappiamo. Il turf lo fa il palo di arrivo ma in estate due chiacchere  davanti ad una buona birra ( non diteci che siamo brilli) si possono anche fare, è la vera essenza della cultura del turf la discussione, la analisi, anche quella ipotetica. Insistiamo  fino alla noia : non ghettizziamoci, non avremo più nulla da raccontare se corriamo solo tra noi, recuperiamo invece la dimensione mercuriana interna (sperando che una volta garantiti i pagamenti gli ospiti tornino) e esterna non appagandoci dei successi casalinghi ma osando la dove i migliori debbono osare. Ce lo ha insegnato Carlo Vittadini fin dai tempi di Exar, lo ha ribadito Carlo D’Alessio che dopo il Tevere tra le risate generali inviò Bolkonski al quasi sconosciuto Cecil (aveva allenato di fatto solo Wolver Hollow) senza scomodare ovviamente il Senatore (vi rendete conto se paragonate i tempi e il contesto storico non facile di cosa è stato capace di fare Tesio con Nearco? Esatto il Paris e dopo il Milano e con in mezzo il lavoro con Ursone e Bistolfi disintegrati ma Bistolfi  una ora prima del Paris vinse l’Ispahan) .  Osiamo, per carità osiamo anche a costo di fare brutta figura (i gufi sono sempre appollaiati sul trespolo, è il loro mestiere) ma teniamo in vita il cordone ombelicale con il mondo per potere ancora dire siamo Ippica con la maiuscola. La routine sarà la nostra tomba, lo ribadiamo ancora una volta, è la Germania il nostro modello culturale.

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