Quando arrivò nel nuovo mondo Cortez diede ordine di bruciare le sue navi perché i suoi uomini fossero ben motivati nella nuova avventura. Anche Umberto Cortez Rispoli le sue ... navi, ponti con il passato, o chiamateli come volete: bruciati. Una promessa e premessa di futuro, timori azzerati, c'è tutto un nuovo film da girare in Francia, dopo Giappone, Hong Kong, Mauritius, Turchia, Est Europa, Germania, Sudafrica, Inghilterra e qualsiasi altro luogo in cui abbia fatto esperienza. C'è un 2012 da descrivere fino a metà e da scrivere per l'altra metà; di certo c'è che d'ora in poi dovrete chiamarlo Umberto Rispolì, con gli accenti messi al punto giusto, sennò si arrabbia. Perché è così che lo chiamano sempre più spesso negli approfondimenti di Equidia, e da quando è entrato nell'orbita della tv francese, è sempre più seguito, è apprezzato, se ne parla e lui quasi non pensa più all'Italia. Umbertinò è praticamente diventato francese, nella sua avventura intrapresa da qualche mese ma ha mantenuto, per ora, il numero di telefono italiano, raggiungibile per fare il punto della situazione delineando gli aspetti positivi e negativi della nuova realtà: «Sto bene, mi trovo bene, l'esperienza procede, lentamente ma procede. Avevo preso un bel giro di monte, poi c'è stata la caduta ad Hong Kong ed ho perso un po' quel tipo di ritmo ora piano piano sto riacquisendo delle monte interessanti, il mio agente cerca il meglio possibile ma non è facile quando monti cavalli a 40 contro 1 ogni corsa... Però vado tutte le mattine da Mikel Delzangles, lavoro duramente, lui ha parecchi fantini che fa girare, ogni tanto mi da fiducia ma mi rendo conto che non posso pretendere molto, ora sto montando spesso per la Marquesa de Moratalla (che qui chiamano Moratalla), quindi diciamo che qualcosa si muove, speriamo venga ancora dell'altro». Facendo i conti della baguette, Umberto il francese ha portato a casa sinora 7 vittorie e 29 piazzamenti in 103 corse disputate nel 2012, che calcolatrice alla mano non fanno una media altissima. Diciamola tutta però: quando Umberto ha montato un cavallo con un minimo di possibilità ha portato a casa il massimo, manco fosse un Marchionne de noantri: «È proprio cosi. Diciamo che è tutto qui il segreto, ma non voglio essere presuntuoso: c'è una motivazione, è che qui montano tutti allo stesso modo ed emergono i cavalli più forti. Scarse andature, si fa la volata e quando hai il cavallo migliore, è facile vincere. Esempio pratico. Qualche giorno fa a Vichy in listed con 4 partenti, un cavallo superiore (Masterstoke) è andato avanti ini canterino, gli altri non l'hanno minimamente infastidito ed hanno curato le piazze. Una corsa finita in partenza. In Italia l'avrebbero attaccato pur di infastidirlo, qui no. Però è vero anche che non puoi inventarti le cose e ribaltare gli ordini, perché altrimenti gli allenatori si arrabbiano e ti fanno scendere, ti devi attenere a quello che ti dicono e agire di conseguenza. Mi capita spesso di pensare in corsa, che avrei potuto fare qualcosa di diverso per ottenere un risultato migliore, ma poi faccio i miei ordini diligentemente. L'unico che osa qui è Soumillon, io in lui vedo il genio, e allo stesso tempo la sregolatezza. Si inventa sempre qualcosa, e per certi versi cerco di carpire qualche segreto da lui, in fondo ha esperienza da vendere, si vede che ha girato il mondo ed è talmente eclettico che può fare qualsiasi cosa a cavallo, e se non ha chance gli Umberto il segugio guarda e impara, e mostra la dote del senso del traguardo. C'è tempo per innamorarsi, giusto? «Si, ho intenzione di rimanere a lungo qui. C'è il meeting estivo di Deauville, ho intenzione di costruire dei rapporti duraturi ed importanti sia per l'estate, ma soprattutto per l'anno prossimo. A novembre infatti ho un accordo per tornare ad Hong Kong fino a Marzo, e poi sarò di nuovo qui sperando che le eventuali promesse saranno ancora valide e quindi di montare ancora di La Francia sta cambiando Umberto, o Umberto sta cambiando in Francia. Comunque sia sta ricevendo quel qualcosa in più rispetto all'Italia: si chiamano stimoli. «Sono motivatissimo nel fare bene qua, è una missione ormai. So di aver fatto un salto nel buio e certo, mi manca l'Italia. Verrò magari quando mi chiameranno negli appuntamenti importanti, ma ho preferito andare via da un ambiente che mi ha dato tanto ma mi stava anche per certi versi diventando stretto. Però, devo dire anche, che questi giorni guardavo Livorno d'estate, sappiate che mi manca tantissimo il fatto di realizzare doppiette, triplette in casa mia. Non è facile per uno come me che ha vinto in media 150/200 corse all'anno in Italia, vincerne una al mese come ora. Ho deciso così perché in Italia non avevo più stimoli, non vedevo un futuro e spero per il mio bene di aver fatto la scelta giusta, ma solo il futuro lo dirà, lo di mio, lavoro sodo tutti i giorni». Umberto il Navigatore, ha piantato le tende all'ombra a Chantilly e succursale vista mare a Deauville ma in Italia tornerà: c'è un Derby, e quei 4 secondi posti, ancora da vendicare. Una provocazione spedita via sms, e la secca risposta dice più di tante parole: «Quella è un'ossesione. Proverò fino alla morte». Come un condottiero.
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