Anche noi di Mondoturf, partecipiamo al lutto che ha colpito la famiglia per la dipartita di Marco Rinaldi, stimato Handicapper di grande prestigio internazionale, cui va il ringraziamento degli ippici tutti per l'attività appassionata e competente svolta per le Istituzioni ippiche del galoppo in oltre 35 anni di collaborazione. Riproponiamo il ricordo di Mario Berardelli, pubblicato su Per Sport del 31 Luglio...
Ci avvisa costernato Piero Celli che lo ha appena saputo da Alberto Attinà in lacrime: Marco Rinaldi ci ha lasciato. Un dolore enorme per noi, una perdita terribile per un turf che ha ancora una speranza di rifondarsi. Marco Rinaldi è stato un pilastro dell'ippica felice che con il suo silente ma preziosissimo ruolo ha contribuito a far diventare e rimanere tale. Marco sarebbe stato un insostituibile punto di riferimento tecnico di quella rinascita del settore che tutti aspettiamo e alla quale tutti coloro che realmente amano disinteressatamente questo mondo vogliono contribuire. Marco Rinaldi non è stato - il suo ruolo glielo impediva - personaggio da copertina , ma fondamentale protagonista di quasi un quarantennio di vita del nostro turf. Un pilastro tecnico insostituibile nel ruolo di handicapper eccezionale, al punto di rappresentarci nel consesso internazionale nel quale ha go coloro che operano nel nostro settore, le punte di diamante a tutti i livelli, hanno saputo raggiungere una posizione di prestigio. Marco ha fatto della passione per il turf la sua ragione di vita, esattamente come i tanti della sua generazione compresa in un decennio che si sono affacciati all'ippica meravigliosa alla fine degli anni '60 o ai primi dei 70 . Quei ragazzi hanno avuto la fortuna di innamorarsi di un mondo splendido, felice, prospero soprattutto perché hanno avuto il grande privilegio di poter contare , nei galoppo, su esempi, su guide a tutti i livelli che non potevano non farti adorare le corse e i cavalli e che soprattutto sapevano insegnare anche con il solo esempio i veri fondamentali Se avevi la fortuna di dialogare con uno di questi maestri non potevi che rinsaldare il tuo amore per il galoppo e per l'ippica in generale. Era solare la loro passione e la loro competenza. Oggi ci mancano queste figure e questo è il più doloroso fallimento della nostra generazione (indipendentemente dalla difficoltà incontrate) che tuttavia ha visto affacciarsi proprio in quegli anni protagonisti ad ogni livello che hanno scritto le più belle pagine del nostro turf, superiori persino a quelle di quegli anni, e che in lenatori, gli allevatori, i proprietari, i tecnici, i fantini, i professionisti in genere e gli appassionati, si tanti appassionati dawero, quelli che, non c'era televisione, partivano in parecchi verso l'Are, il Derby, le Ghinee e tutto ciò che era meraviglioso gustare. Gli ippici ad alto livello li abbiamo eccome anche adesso ma oggi sono come dei tollerati invece che maestri, perché purtroppo è diffuso un certo pressappochismo, una certa incompetenza, persino con una punta di cialtronaggine, soprattutto mancano amore e passione autentica, manca quel clima nel quale il settore potrebbe pro tribuna centrale di Capannelle allora gremita, e faceva circolo intomo a Giorgio Giubilo. Le corse, la tribuna, il parterre come prima grande scuola e poi il perfezionamento, la frequentazione , i viaggi, le letture, i dibattiti, to studio , la crescita. Su tutto la passione cosi sconfinata che seppe spingere molti di quei ragazzi a fare gli ippici e basta, non per soldi ma per amore. Giovanni Saponara allora era direttore del Jockey Club , lo si andava sovente a trovare per imparare, volle pescare tra quei giovani per rinnovare. In diversi diventarono Funzionali, Commisssari, alcuni handicapper ed è a loro che si deve un trentennio di corse belle. A Marco in era nato handicapper, ne aveva la predisposizione mentale, lo si capiva in tribuna dai nostri discorsi diceva sempre Mauro Sbarigia) fu affidato il ruolo di periziatore, lasciò la facoltà di medicina e divenne ippico a tutto tondo, allora un privilegio non certo una fuga. Ebbe la fiducia di un maestro della materia come Saponara e poi di Sergio Arnaldi ( un altro di noi ragazzi) ma soprattutto tanto di Mezzanotte come di Aloisi. Marco ha talmente vissuto la sua figura in maniera ieratica, silente, quasi una missione, compreso della importanza del ruolo tanto che per tutti i quasi 40 anni in cui lo ha fatto non ha mai rilasciato dichiarazioni, ha sempre evitato quanto più possibile contatti e persino con noi, amici fraterni, non andava al di la dell'ovvio per non farsi influenzare. Per quasi tutti questi anni ha diviso i po meriggi con Laurente Pompon! in sala regia dove in un angolo rivedeva all'infinito le corse, cosa che poi faceva anche a casa, e prendeva i suoi appunti. Lo incrociavamo quasi sempre ma sapevamo che oltre il sorriso e al massimo una battuta sul calcio non si andava . Di cavalli e di ippica non si parlava se non in termini alti e istituzionali, aveva al massimo grado il senso della Istituzione. La nostra sfida, ovviamente vinta da lui, è durata una vita, lui a creare rebus noi a cercare di risolverli senza riuscirci. A Marco come agli altri che ci hanno lasciato dobbiamo il nostro impegno, dobbiamo accettare la sfida, non dobbiamo tirarci indietro, l'ippica può essere salvata a patto di un bagno intellettuale purificatore. Addio Marco, ti abbracciano e ti piangono tutti gli amici con cui hai diviso e reso nobile un amore meraviglioso, quello per i cavalli e le corse.
Mario Berardelli
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