Ospitiamo ora, ed un ringraziamento va a Franco Raimondi e alla rivista Il Purosangue Di Corsa per aver concesso la possibilità di pubblicare su Mondoturf, uno scritto interessante nella rubrica settimanale "RaimondoVisione" che da un ulteriore spunto sulla questione se sia giusto o meno ospitare corse straniere nel palinsesto italiano. Un approfondimento con l'aiuto dei numeri e dati oggettivi. Buona lettura.
Signor Giudice! Chi è, or dunque, il giocatore delle corse dei cavalli? Lo diceva nella scena del tribunale, in Febbre da Cavallo, l’Avvocato De Marchis. I vecchi gestori delle sale corse lo sapevano benissimo e, infatti, avevano il polso della situazione, riuscivano a gestire la clientela e il rischio. L’ippica allora tirava per mille altre ragioni, ma una di queste era il rapporto con la clientela. E adesso? Disastro! L’ultima invenzione è la scomparsa delle corse estere dal palinsesto. La clientela l’ha scoperta andando in agenzia. Niente lunedì di Pasquetta, probabile azzeramento per tutta la prima settimana di aprile. Non siamo riusciti a trovare una spiegazione “ufficiale” al taglio, in compenso ci sono stati commenti, sia ufficiali che sui vari forum. Le agenzie, ovviamente, si lamentano. Una voce del Coordinamento Ippodromi applaude l’iniziativa che permetterà la valorizzazione del prodotto italiano… Una volta per gestire bene una sala corse bisognava conoscere la clientela. Adesso vengono in soccorso le cifre. Sabato c’è stato il convegno della Dubai World Cup che ha raccolto, tra totalizzatore e ippica nazionale, più di 535.000. L’anno precedente – senza il TQQ legato alla World Cup – le scommesse si erano assestate intorno ai 440.000 euro. Significa che il gioco sulle corse estere cresce leggermente mentre quello “domestico” è in calo. Il raffronto con i dati dell’anno precedente ce lo conferma. San Siro galoppo lunedì ha fatto 410.000 euro – senza una corsa nell’ippica nazionale – contro i 490.000 di domenica 1 aprile 2012. Capannelle è arrivata a 634.000 con quattro “nazionali” e una seconda tris, rimanendo praticamente in linea con il dato del 2012. Treviso da 160.000 è sceso a 132. La Pasquetta senza campi esteri ha generato poco più di 1.400.000 euro di scommesse al galoppo (ai tre ippodromi va aggiunto Siracusa, 239.000 euro). Il plafond, con due buoni ippodromi di galoppo italiani e l’aggiunta di un estero di valore più uno mattutino, è da stimare attualmente intorno a 1.700.000. Siamo nello spazio delle sensazioni. Una è chiarissima, senza il supporto delle corse estere il gioco crolla, almeno al galoppo. Le prime giornate di questa primavera ci hanno dimostrato che il materiale a disposizione non riesce a supportare il programma. Milano ha messo insieme tra domenica e lunedì 96 partenti, divisi equamente nei due pomeriggi. Roma ne ha fatti 65 lunedì, Siracusa è arrivata a 36 (ma in pista ne sono andati 29), Treviso 40, Pisa domenica 50 (poi scesi a 41 con i ritiri). Il livello di guardia è stato superato e con un po’ di buon senso ci sarebbe già l’allarme per l’estate. La revisione del programma in base al materiale a disposizione è un tema che abbiamo già affrontato e sul quale torneremo, sperando nel frattempo di avere a disposizione dei dati su cui ragionare, quelli che potrebbero arrivare da un censimento organico dei cavalli in allenamento. Sulla costruzione del palinsesto da offrire agli scommettitori basta un po’ di sensibilità. Il trend degli ultimi 10 anni ha visto consolidarsi, in termini relativi, le scommesse sulle corse estere che continuano a sviluppare lo stesso volume nonostante una grossa parte del gioco si indirizzi su “provider” stranieri, capaci di offrire delle condizioni migliori. Il calo è tutto italiano e dipende dalla qualità del prodotto. The bottom is the bottom (i brocchi sono brocchi è la traduzione approssimativa) è una frase che abbiamo ripetuto spesso ma anche con il bottom si possono allestire delle corse. Non abbiamo la pretesa di vedere 365 derbies all’anno. Dobbiamo, però, essere capaci di produrre un numero di convegni con il giusto appeal per gli scommettitori e, di conseguenza, di soddisfazione per gli operatori. Il “giocatore delle corse dei cavalli” dell’avvocato De Marchis è diventato molto più smaliziato, conosce i cavalli, le corse e le forme. Capisce benissimo la differenza tra una corsa ingiocabile e una bella. Continua a giocare, non in maniera compulsiva. Se gli si offre la possibilità mette carburante nel serbatoio. Altrimenti va su altri mercati.
Franco Raimondi
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